I bombardamenti aerei su Pistoia
e Piteccio durante la seconda guerra mondiale
Una lapide apposta nella Piazzetta degli Umiliati (posta di lato al Corso Gramsci) il 24 ottobre 2003 dal Comune di Pistoia e dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, ci ricorda che: «La città di Pistoia nel sessantesimo anniversario ricorda e onora le vittime civili del bombardamento aereo del 24 ottobre 1943 nella speranza di un futuro di pace senza guerre né conflitti».
Il 24 ottobre 1943 fu uno dei giorni più drammatici vissuti dalla città; le speranze di pace suscitate dall’armistizio dell’8 settembre erano state ben presto vanificate dall’occupazione tedesca e dal perdurare delle incursioni aeree degli Alleati che con le loro truppe lentamente risalivano la penisola.
La cittadinanza, seppur consapevole dei lutti e delle devastazioni subite da luoghi anche vicini, ed in quei giorni testimone dei continuo passaggio ad alta quota di bombardieri anglo‑ americani, tuttavia si riteneva, purtroppo a torto, quasi al sicuro.
Il bombardamento sulla città del 24 ottobre avvenuto nel «cielo sereno rischiarato dall’ultimo quarto di luna» ebbe l’effetto di uno choc. Le testimonianze degli intervenuti ad un incontro promosso dall’Amministrazione comunale nel cinquantesimo dell’avvenimento e tenutosi a Palazzo di Giano il 23 ottobre 1993, confermavano i ricordi intrisi di quell’incredulità e stupore che già in anni precedenti erano stati registrati da fonti orali e da fonti scritte1.
Memorie, crediamo, che sintetizzano e rappresentano l’intero sentire della città nel momento della violenta lacerazione e distruzione del tessuto urbano e, soprattutto, in quello tragicamente irrevocabile della perdita di vite umane.
I rapporti ufficiali della difesa antiaerea annoveravano fra i possibili obiettivi militari solo le caserme e l’aeroporto, allora in funzione, dimenticandosi inspiegabilmente dell’importante nodo ferroviario e delle Officine San Giorgio.
I cittadini pistoiesi, da tempo ormai assuefatti a numerosi falsi segnali di allarme aereo, «forse anche per comodità» ‑ si dice in uno di quegli interventi ‑ «l’idea prevalente era che le bombe fossero sempre destinate ad altri» quella sera del 24 ottobre, quasi abbacinati dalla “scioccante luminaria” provocata dai bengala che precedettero il bombardamento, stentarono a risvegliarsi alla crudele realtà della guerra: non era dunque vero che la città, come si diceva, non presentasse obiettivi di particolare interesse militare, che bombardamenti alleati colpissero solo grossi obiettivi strategici, e che, anche quelli indirizzati su altre città, stessero per finire. «Non molti» ‑ si ricorda in un intervento ‑ «raggiunsero i rifugi».
I freddi ed anodini bilanci dei bollettini di guerra riducono e livellano distruzione e vittime ad una dimensione tutta quotidiana, che nella dura consistenza dei numeri non rende pienamente conto della spietata insensatezza e dell’atroce logica della guerra, di ogni guerra.
I risultati di questa prima incursione furono drammatici: ben centoquaranta vittime e duecentosessanta feriti, e tra le vittime molti bambini, venti con meno di quindici anni. Numerosi casi strazianti di famiglie completamente distrutte. I fabbricati distrutti furono ben 200, quelli inabitabili 800.
Fu particolarmente colpita la zona centrale e sudorientale della città, l’attuale corso Gramsci, allora corso Vittorio Emanuele, la Sala, porta Carratica, il Canto del Balì, via XX Settembre, via Attilio Frosini, le zone della Vergine e della Brana.
Altre incursioni colpirono Pistoia il 26 dicembre 1943, ed il 3, 15, 18 gennaio 1944. Le vittime dopo quel 24 ottobre 1943 furono complessivamente venti. L’ultima incursione fu quella del 16 maggio 1944, che ormai feriva una città priva di quasi quattro quinti dei suoi abitanti “sfollati” in campagna, mentre il 23 aprile 1944, altre trentotto vittime si erano contate nel paese di Piteccio, duramente colpito nel tentativo alleato di abbattere il viadotto ferroviario che sovrasta l’abitato.
Piteccio: memorie dei bombardamenti
All’ingresso della chiesa di Piteccio una lapide posta il 28 aprile 1954 ricorda i nomi dei caduti nella durissima incursione aerea alleata di venerdì 28 aprile 1944 avente per obiettivo l’abbattimento dell’imponente ponte della ferrovia Porrettana.
Il viadotto non venne distrutto, soltanto una delle tre arcate risultò danneggiata, ma l’incursione dei dodici bombardieri alleati, avvenuta poco dopo mezzogiorno e durata pochi minuti, costò la vita a trentotto persone tra cui molti bambini. A questo seguirono molti altri bombardamenti (16, 18, 26, 27, 29, 30 maggio, 4, 14, 15, 16, 21 giugno, 1, 6, 8, 22 luglio) con ordigni che caddero varie altre località, compresa Bertocci, dove un ordigno esploso in prossimità della fontana vicino alla Torbida uccise due donne. La linea ferroviaria della Porrettana, resa tuttavia inagibile dai bombardamenti, fu trasformata dai tedeschi in via di comunicazione stradale, scomoda, ma abbastanza sicura per la presenza delle numerose gallerie.
Il ponte di Piteccio cadde successivamente perché minato e fatto saltare con altri il 24 luglio 1944 dalle truppe tedesche in previsione della ritirata.
Nel dopoguerra la ricostruzione dei quattro ponti di Piteccio, Fabbrica, Fabbricaccia o Scatena e Grazzini fu terminata il 29 maggio 1949 e la «spesa complessiva per il ripristino della linea ferroviaria da Pracchia a Pistoia si aggirò sul miliardo e trecentocinquanta milioni, con la ricostruzione e riparazione di 24 gallerie, oltre 200 vani comprendenti tre stazioni e 19 case cantoniere»2.
Ai piedi della lapide posta all’ingresso della chiesa di Piteccio è stato successivamente sistemato l’involucro di una grossa bomba d’aereo, rivenuta intatta durante alcuni scavi nel 1982 con sopra una targhetta recante la scritta: “non sono esplosa per non uccidere 1944-1982”.
Il 24 aprile 1994 nello spazio sottostante gli alti ponti della ferrovia è stato inaugurato un suggestivo monumento a ricordo dei bombardamenti subiti e ad auspicio di pace. Il basamento è opera di Federico Filoni mentre il disegno del bronzo è di Giordano Pini; la scritta reca le date 28 aprile 1944 – 28 aprile 1994.
Carlo Onofrio Gori
Note
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Cfr.: CUDIR (a cura di Carlo O. Gori), Il bombardamento aereo di Pistoia del 24 ottobre 1943. Testimonianze e ricordi raccolti nell’incontro tenutosi in Palazzo Comunale il 23 ottobre 1993, Pistoia, Ed. del Comune di Pistoia, 1995 con testimonianze di: Livia Morandi, Roberto Gasperini, Luciano Giuntini, Maurizio Poggiani, Pier Luigi Zollo, Florio Columeiciuc, Rosanna Bani, Umberto Stoppoloni, Milena Chiti, Delfina Poli. Sui bombardamenti vd. anche: Claudio Rosati, “Pistoia brucia”. La memoria dei bombardamenti. 1943-1944, in: «Farestoria», n. 25 (1995); Enrico Bettazzi, Il primo bombardamento di Pistoia, in: «QF», n. 3 (set./ott. 1999); Livia Morandi, Testimonianze di vita e di morte e di non morte (in giorni di guerra), Bologna, Cultura nuova editrice, 1993; Silvero Pastorini (Testimonianza) in: M. Francini (a cura di) I giorni… cit., pp.251-252; A. Cipriani–M. Lucarelli–V. Torelli Vignali, Luoghi memorie… cit., pp. 239-245. Su alcuni bombardamenti in Toscana vd.: Enzo Droandi, Arezzo 1943. Tre bombardamenti aerei letti sui documenti : comunicazione del 17 novembre 1993 del socio Enzo Droandi, Arezzo, Accademia Petrarca di lettere, arti e scienze, 1994 ; Adone Innocenti, Cronaca dei bombardamenti di Grosseto 1943–1944, Siena, Cantagalli, (1965?); Paolo Fornaciari (a cura di), Viareggio sotto le bombe. Bombardamenti e cannoneggiamenti su Viareggio, 1 novembre 1943–7 febbraio 1945, Viareggio, Pezzini, 2002. In generale sui bombardamenti in Italia vd.: Claudio Bonacina, Obiettivo Italia. I bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945, Milano, Mursia, 1970. ↩
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Cfr. Pievania di S. Maria Assunta, Mi ricordo…Piteccio e la sua zona com’erano una volta - attraverso la testimonianza di chi c’era, Pistoia, Appunti di storia popolare, 2000, pp. 98–122; Elo Ducceschi, Il bombardamento di Piteccio nel diario di un parroco, in: «Farestoria», n. 1 (1985). A. Cipriani–M. Lucarelli–V. Torelli Vignali, Luoghi memorie… cit., pp. 248-249. ↩