Storia della Fôrça Expedicionária Brasileira
e del Sacrario Militare di Pistoia
Non molti fuori città lo sanno, ma a Pistoia, alla deviazione della strada montalese presso il tabernacolo di Seiarcole, esiste un Sacrario Brasiliano, l’unico in Italia. Lo spazio, disegnato da Redig de Campos fra i filari di viti della campagna di San Rocco che a stento resiste all’avanzare delle costruzioni, ha oggi ben poco del Cimitero Militare come in effetti è stato fino al 1960 quando le spoglie dei caduti vennero – salvo una – portate in patria.
Nessun cancello impedisce l’ingresso all’area ben curata in cui si alternano prati, giardini e alberi di vario tipo, interrotti da un ampio viale che conduce ad un altare poggiante su un basamento cruciforme bianco, sovrastato da un alto padiglione che allude al calice liturgico; un altro padiglione sul lato destro ricorda una tenda militare, le sagome si stagliano di fronte ad una grande parete di pietra dove sono incisi i nomi dei caduti – alcuni di evidenti origini italiane – che si riflettono sull’acqua della lunga ed ampia vasca antistante. Il fuoco di un braciere che arde perennemente sullo sfondo suggestivo delle colline, che costituivano i primi contrafforti della Linea Gotica sembra ricordare i luoghi dove combatterono i soldati brasiliani.
Desta curiosità pensare a dei brasiliani “guerrieri” nel freddo e nevoso inverno appenninico; nel nostro immaginario collettivo il Brasile, malgrado le innegabili contraddizioni sociali, evoca comunque sensazioni di allegria tropicale: sorge quindi la domanda sul perché il pacifico Brasile si unì agli Alleati nel 1944 nell’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale e quattrocentosessantacinque di questi ragazzi, che anche la televisione alcuni anni fa nel ciclo di Combat–Film ci ha mostrato cantare e ballare con la vivacità che contraddistingue quel popolo, caddero in combattimento per la liberazione di un paese lontano dal loro e vennero sepolti a Pistoia.
Il populista Getulio Vargas, che era al potere dal 1930 (lo sarà fino al 1954), con un golpe nel 1937 proclamò il corporativo Estado Novo e divenne dittatore. Il suo governo, una sorta di fascismo moderato, era in lotta contro i comunisti di Prestes a sinistra, ed a destra contro i fascisti “puri” del movimento integralista sostenuto da Germania e Italia.
Quattro date preludono all’intervento brasiliano: il vertice interamericano del luglio 1940 all’Avana, che aveva sancito l’obbligo per i paesi aderenti ad affiancare chi fosse stato aggredito da potenze straniere, la rottura delle relazioni diplomatiche con Italia, Germania e Giappone nel gennaio 1942, la dichiarazione di guerra dell’agosto 1942 seguita all’affondamento di navi brasiliane da parte dei tedeschi e l’incontro di Natal del gennaio 1943 fra Roosevelt e Vargas che decise l’effettivo intervento brasiliano. In pratica la guerra a fianco degli alleati sancì il rafforzamento dei legami politici ed economici con gli USA e il formale ritorno al costituzionalismo liberale da parte di Vargas.
Mentre la popolazione si mobilitava in vari modi per sostenere lo sforzo bellico, venticinquemila uomini saranno via via inquadrati nella Fôrça Expedicionária Brasileira (FEB) ed inviati in Italia. Un serpente con in bocca la pipa – racconta lo scrittore Jô Soares – era il simbolo della FEB: la voce popolare diceva infatti che era più facile che un serpente fumasse che il Brasile scendesse in guerra, ma “Poi il serpente fumò”. E per i brasiliani fu guerra vera.
La FEB, dotata di una propria forza aerea, sbarcò a Napoli nel luglio 1944 e dopo un periodo di addestramento a San Rossore, ebbe a metà settembre il pass dal comando statunitense – inizialmente propenso ad utilizzarla come truppa di retrovia – per entrare in linea. In quel periodo i tedeschi – in Toscana erano appena state liberate Prato e Pistoia – si stavano attestando sulla Linea Gotica che da Massa, traversati i principali passi e monti dell’Appennino, scendeva lungo la Valle del Foglia fino all’Adriatico. Schierata il 15 settembre sul Litorale Tirrenico, la FEB iniziò subito le operazioni che da Massarosa a Camaiore e poi per la Valle del Serchio la portarono a liberare numerose località della Garfagnana fino a Barga. Da segnalare già in questi frangenti gli scontri anche con reparti italiani delle quattro divisioni dell’esercito di Salò appena rientrate dall’addestramento in Germania: tedeschi e americani avevano voluto provare le proprie “riserve”, sul cui valore combattivo nutrivano non pochi dubbi.
Stabilito il quartier generale a Pistoia, la FEB venne, alla fine di ottobre, trasferita nella Valle del Reno. Con l’avanzare del fronte appenninico nell’inverno 1944/45 la FEB colse importanti vittorie, in particolare vengono ricordate quelle di Monte Castello – posizione tenuta dai tedeschi che aveva fama di essere imprendibile – Castelnuovo, Montese, Zocca e, dopo lo sfondamento nella Pianura Padana, nell’aprile del 1945 quella di Fornovo, dove costrinse alla resa la 148.ma divisione tedesca e reparti delle divisioni fasciste Italia e Monterosa.
La FEB proseguì poi la sua marcia fino al congiungimento con l’esercito francese a Susa. Il 30 aprile 1945, a Milano, nella parata della vittoria, anche un reparto della FEB sfilò insieme ad americani, inglesi, italiani del Gruppo di Combattimento Legnano e partigiani.
Ciò a suggello della buona prova militare che offrì la FEB in Italia, dove si distinse anche per la grande disponibilità alla collaborazione con le forze partigiane, per spirito cavalleresco verso il nemico vinto e per l’attenzione alla popolazione ed uno spirito umanitario non frequenti.
A Pistoia i brasiliani hanno lasciato un bel Monumento ed un buon ricordo. Nella città toscana fino al rimpatrio funzionò il Quartier Generale di Retrovia dove erano concentrati i più importanti servizi della FEB: l’Ospedale da Campo, l’Intendenza di Finanza in Piazza S. Lorenzo, il Magazzino in via dei Baroni, il Parco Auto, il Servizio Postale ed, in via Monte Sabotino, una grossa Stazione Radio in collegamento diretto col comando in Brasile. I pistoiesi rimasero subito incuriositi dal fatto che i reparti brasiliani, a differenza degli statunitensi a quel tempo ancora “segregati”, fossero misti di bianchi e neri. I medici dell’Ospedale da Campo, che aveva sede in Piazza d’Armi, si prodigarono spesso anche per i cittadini, e col tempo – come ci ricordò il compianto Miguel Pereira (reduce e per lunghi anni custode del Monumento e delle memorie FEB, oggi egregiamente curate dal figlio Mario) in una sua preziosa e toccante testimonianza – si alimentò un clima di affabilità, nacquero amicizie ed anche amori, in alcuni casi, come il suo, divenuti matrimoni.
Carlo Onofrio Gori
Bibliografia:
W. Bellisi, Arrivano i nostri. Il Brasile nella seconda guerra mondiale, la presa di Monte Castello e la battaglia di Montese, Golinelli, 1995
P. Cappellini-L. Dominici, San Rocco, in Pistoia e il suo territorio, Etruria, 1992
M. Gabriele, La Fôrça Expedicionária Brasileira (FEB) sulla Linea Gotica (1944-1945), in Linea Gotica 1944, F. Angeli, 1986
M. Gabriele, Una divisione brasiliana nella campagna d’Italia, in «Rivista militare», 1979
C.O. Gori-C. Rosati, San Rocco, Sacrario ai caduti brasiliani, in Monumenti della memoria, Comune di Pistoia, 1995
M. Pereira, L’esperienza di un militare brasiliano a Pistoia, in «Farestoria», 1996
J. Soares, L’uomo che uccise Getulio Vargas, Einaudi, 1999