Memorie di pietra nelle vie di Pistoia
Frammenti di Storia nelle targhe della città
Camminando per le strade del centro cittadino spesso ci capita, alzando lo sguardo su case e palazzi, di notare lapidi e targhe commemorative: una presenza discreta che accompagna gli itinerari della nostra vita. Entriamo qui nei panni del passante per soffermarci ad osservare questi “frammenti di storia” posti su edifici che, a differenza di cippi e monumenti, hanno una stretta relazione col personaggio o con il fatto a cui si riferiscono.
Con l’Unità d’Italia, a Pistoia, come in altre città, le lapidi commemorative si moltiplicano al fine di celebrare i personaggi del Risorgimento, patrioti e politici, ma anche uomini di cultura che con l’arte, la letteratura, la musica o la scienza hanno concorso alla costruzione di un patrimonio culturale comune nel quale identificarsi ed in cui riconoscere le radici della nazione.
In tal senso due ampie epigrafi poste ai lati della porta del Palazzo comunale ricordano date significative: una, posta nel 1860, riferisce sul risultato del Plebiscito di annessione e l’altra, del 1870, plaude a «Roma restituita all’Italia»; curiosamente, sul lato opposto della piazza, una lapide dedicata a Leopoldo II ricorda il ruolo avuto dal sovrano lorenese nel favorire il restauro del Palazzo del Tribunale.
Un’altra ampia lapide posta in P.za dello Spirito Santo, sul palazzo retrostante la statua del Cardinal Forteguerri, ci parla del Plebiscito relativamente ai Comuni di Tizzana, Montale, Serravalle, Lamporecchio, Marliana, Sambuca.
Ma chi può rappresentare lo spirito del Risorgimento meglio di Garibaldi? Il 14 luglio 1867 il Generale fu a Pistoia, ospite dell’avv. Giuseppe Gargini in via della Madonna n. 40, e da qui, come rammenta un’epigrafe posta nel 1882, «parlò al popolo plaudente fatidiche ed amorose parole mallevando prossima la liberazione di Roma».
Fra i personaggi risorgimentali pistoiesi, Niccolò Puccini (1799–1852), intellettuale, mecenate, filantropo, amico di letterati, artisti e patrioti, viene ricordato da una lapide collocata nel 1889 sul palazzo di famiglia in via del Can Bianco 13. A non molta distanza, in C.so Amendola 39, un’altra epigrafe posta nel 1905 da “i garibaldini pistoiesi” indica la casa dove morì Francesco Franchini (1805–1875), combattente a Curtatone, fatto prigioniero dagli austriaci, poi ministro dell’istruzione nel Governo Guerrazzi, infine preside del Liceo Forteguerri dopo l’Unità.
Due iscrizioni poste nel 1908 e nel 1909 in via Ripa della Comunità 8 e in via Verdi 52 (già via della Pillotta) commemorano, indicandone le dimore, i due giovani martiri dell’occupazione austriaca del 1849, Sergio Sacconi (1830–1849) e Attilio Frosini (1833–1849). Sempre in via Verdi due lapidi, collocate all’altezza del n. 19, sono dedicate al colonnello garibaldino ungherese Stefano Dunyov e segnalano che dal 1871 qui visse per diversi anni fino alla morte.
L’antica e prestigiosa Scuola medica pistoiese, ricordata dall’iscrizione collocata sotto il loggiato dell’Ospedale in P.za Giovanni XXIII, ed un’altra epigrafe posta nel 1906 sulla casa del medico e scienziato dell’agricoltura Antonio Matani (1730–1779) in C.so Fedi 53, introducono ad una doverosa considerazione sulla straordinaria fioritura che in campo medico–scientifico si avrà poi a Pistoia nell’arco del XIX secolo: gli illustri medici Filippo Civinini (1805–1844), Filippo Pacini (1812–1883), Atto Tigri (1813–1875), sono celebrati da lapidi poste sulle proprie dimore, rispettivamente in via della Madonna 46, in via P. Bozzi 10 ed in via S. Andrea 17.
In C.so Gramsci al n. 25 una lapide di epoca fascista, indica la casa natale del fisico Luigi Pacinotti (1807–1891) menzionandone anche il figlio, il pisano Antonio Pacinotti (1841–1912), inventore della dinamo. Sempre nella stessa via, all’altezza del n. 82, una targa apposta nel 2000 mostra la casa natale di Giovanni Michelucci (1891–1990), famoso architetto che ha molto prodotto nella sua lunga vita: fra le opere più conosciute è la stazione di Firenze. Nel campo delle lettere, delle arti e dello spettacolo notiamo innanzitutto che ben due lapidi sono dedicate alla breve (gennaio–agosto 1860), ma significativa, permanenza pistoiese di Giosuè Carducci, una collocata a lato dell’ingresso del Palazzo della Sapienza (oggi sede della Biblioteca Forteguerriana) dove il poeta insegnò, e l’altra all’altezza del n. 23 dell’omonima via (a suo tempo via dell’Amore) dove abitò con la famiglia. Anche la scrittrice pistoiese Gianna Manzini (1896–1974) «che amò la sua città e la ritrasse nelle sue opere con squisita sensibilità artistica» è ricordata da una recente memoria fissata dal Comune sulla casa di via Vitoni 15 «ove visse dal 1909 al 1921».
Una lapide posta nel 1899 in via Cavour 10 rievoca Teodulo Mabellini (1817–1897), autore di «opere pregiate di musica sacra e teatrale», mentre in via di Porta S. Marco 145 una targa del 1882 segnala il luogo della morte del commediografo pisano, notissimo nell’Ottocentro, Tommaso Gherardi del Testa, già combattente a Curtatone, avvenuta l’anno precedente presso la casa «della cara sorella».
In via Abbi Pazienza 1 viene ricordato un altro illustre “straniero”, Carlo Lodovico di Borbone (1789–1883), già giovanissimo re d’Etruria, poi duca di Lucca (1815–1847) e infine duca di Parma fino al 1848, che erede del «palazzo che fu di Niccolò Sozzifanti (…) donava (…) al Comune di Pistoia l’anno 1863 perché vi si accogliessero gli istituti di beneficenza».
Vengono menzionati anche alcuni personaggi “minori” del periodo post–risorgimentale: fra questi, in via Verdi 48, il notaio e politico Cino Michelozzi, mentre un’altra lapide, collocata in C.so Gramsci, angolo P.za S. Francesco a fronte della vecchia fontana e di lato al Monumento ad Aldo Moro, rammenta che: «auspice Piero Bozzi sindaco (…) pure e fresche acque a Pistoia recavano incremento di salute e di decoro».
Fra tante memorie “laiche” una lapide in via Abbi Pazienza 18 segnala l’Oratorio di San Filippo Neri, mentre un’altra, collocata dai fratelli della Misericordia nel 1905, indica, in via della Madonna 58, un luogo dove si presume sostasse San Francesco.
La casa natale di un illustre ecclesiastico, l’intellettuale Ippolito Desideri (1684–1733), missionario in Tibet dal 1715 al 1721, «primo in Europa a conoscere ed apprezzare la lingua, la religione e la civiltà del Tibet», è indicata in via P. Bozzi 8 da un’epigrafe posta dal Comune nel 1984.
Cinque lapidi ricordano poi episodi della II Guerra Mondiale e della Resistenza: in P.za S. Lorenzo si leggono i nomi dei popolani fucilati dai tedeschi il 12 settembre 1943, nella Piazzetta degli Umiliati si commemorano le vittime del terribile bombardamento aereo alleato del 24 ottobre 1943, una lapide posta sui muri della Stazione ricorda la partenza dei deportati nei lager nazisti, nella Piazzetta dell’Ortaggio, adiacente alla Sala, una memoria collocata sulle mura del vecchio ghetto il 27 gennaio 2010 ha ricordato la «profuga ebrea Regina Fiser, arrestata a Pistoia il 30 novembre 1943, deportata e uccisa ad Auschwitz», mentre in P.za del Duomo, nel 2005, sono stati onorati gli ex–partigiani pistoiesi che nel febbraio 1945 da lì partirono per arruolarsi nel ricostituito esercito italiano e combattere a fianco degli Alleati sulla Linea Gotica.
Vicende drammatiche del dopoguerra e di anni più recenti ci vengono infine rievocati dalle targhe dedicate all’operaio Ugo Schiano, ucciso in via Cavour durante una manifestazione il 16 ottobre 1948, ed al poliziotto Oreste Bertoneri che, nel corso di una rapina, cadde in via Orafi il 12 marzo 1987 «per la sicurezza di tutti i cittadini».
Carlo Onofrio Gori